Yule

Nascoste ma non troppo dietro allo sfavillio delle luci, dei colori, ci sono le celebrazioni invernali del sole, scopriamole insieme!

Il Solstizio celebrato fin da epoche remote crea un’atmosfera che rimanda anche a ricordi persi nel tempo.

E’ l’aria con l’odore pungente dell’abete, il fumo della legna ed il profumo dei guanti messi ad asciugare. E’ il suono vivace delle risa, è il sapore delle spezie. E’ il freddo di un fiocco di neve sul naso, il calore di una tazza di vin brulè. E’ nei rami screziati di rosso, nei colori freddi che si stemperano nei caldi colori della terra.

In questo periodo dell’anno l’energia solare è giunta al punto minimo di intensità; un attimo prima stava scemando verso il minimo e un attimo dopo sta già aumentando verso il suo massimo. Come se il sole addormentato morisse e poi nascesse nuovamente. Le civiltà umane sono state condizionate nella loro vita da questo e per questo hanno festeggiato il punto simbolico di risalita del sole nel suo cammino verso lo zenit. Quindi portando in casa un abete nel periodo più buio dell’anno e accendendone le candele equivale ad accendere un nuovo sole.

Il Solstizio è una festa che avvicina alla natura, che pervade la casa. Una delle sue caratteristiche è la semplicità. Un ritorno spontaneo alla favolosa magia della natura d’inverno, inghirlandata di preziosi gioielli di ghiaccio, di bacche rosse come il fuoco, gli ingredienti sono i doni dei boschi e dei campi che invadono la nostra casa. Basta guardare fuori dalla finestra per cominciare a sognare.

Abete (Abete rosso – Picea excelsa famiglia pinacee) è considerato in tutta l’Europa albero natalizio per antonomasia.

E’ l’incarnazione casalinga del mitico Yggdrasil, albero cosmico della tradizione nordica. Sale dalla terra al cielo. Pianta immortale poiché sempreverde il pino natalizio ha sempre colpito  l’immaginazione popolare. Per trovare sue notizie bisogna viaggiare lontano nel tempo e nello spazio. In Alsazia un grande abete veniva collocato sulla piazza del municipio. Alla vigilia di Natale si danzava attorno all’albero addobbato con mele rosse. I fiocchi rossi, le candele i frutti dorati insieme ai dolciumi richiamano arcaiche usanze pagane perse nel tempo.

Al Solstizio sono consacrate oltre all’abete altre piante.

Il vischio simbolo bene augurante di rigenerazione e immortalità. Il suo uso risale all’antichità precristiana ed era tipico dei popoli celtici. E’ una pianta parassita: portato dagli uccelli che si cibano dei suoi semi sugli alberi di quercia, non ha radici in terra, così si pensava fosse emanazione divina. Rappresentava la sopravvivenza dell’anima dopo la morte. Un mito racconta di Baldur, figlio di una Dea celtica e di un uomo, che la madre aveva cercato di far diventare immortale, facendo giurare a tutti gli esseri viventi che non gli avrebbero fatto del male, dimenticandosi del piccolo, insignificante vischio che non destava preoccupazioni. Una strega, gelosa della bellezza della Dea, la colpì negli affetti più cari recidendo, proprio con una freccia di vischio la vita del semidio. Per questo in Inghilterra il vischio non è simbolo augurale! Andava raccolto con un falcetto d’oro al sesto giorno di luna. Il nome che i Celti hanno dato al vischio significa letteralmente «che guarisce tutto»: preso in pozione si credeva desse la capacità di riprodursi a qualsiasi animale sterile e che fosse un rimedio contro tutti i mali.

Un’altra pianta natalizia, da non estirpare perché ormai rara, è l’ agrifoglio che come il ginepro è considerato un amuleto e un porta fortuna. Le sue proprietà simboliche si esprimono nelle foglie che sono dure, coriacee, frastagliate e pungenti, e nelle bacche rosse che alludono al sole-bambino.

Accanto all’abete era viva in tutta l’Europa fino a qualche decennio fa l’usanza del ciocco di Natale. Tutti i membri della famiglia riuniti, si danno da fare per trascinare in casa il tradizionale ceppo natalizio, necessariamente di pino o ciliegio, facendogli compiere tre giri rituali intorno alla casa. Ardere il ceppo, accendere il fuoco sostitutivo del sole, rappresenta sul piano del simbolo, un infallibile presidio protettivo per tutta la famiglia; soprattutto se si avrà cura di conservarne la cenere per tutto l’anno.

La celebrazione invernale del Sole legata al culto degli alberi coinvolge anche paesi e religioni lontanissime. In Giappone è tradizione prendere un bagno rituale aromatizzato con scorza di limone «perché riscalda il cuore e ridesta i ricordi di giovinezza».
In Scozia, invece in onore della dea Shoney, alla quale si offrono, come pegno di fecondità e fortuna, enormi boccali di succo di luppolo, la birra, versati direttamente fra le onde dell’oceano. Che spreco! Gli elfi si sa’ avrebbero apprezzato il dolce nettare!!

Al di là delle celebrazioni, chi porta in casa il profumo e la vitalità della natura, ghirlande di agrifoglio, rami di pino, carpirà la legge universale del sacrificio del sole che continua ciclicamente a donarsi per poter rinascere e creare nuovo calore per far crescere forti e belli i fratelli alberi e gli uomini!

Myrddn mezzoelfo

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