Proteggersi dal Piccolo Popolo

Le fate danzano spesso sull’erba in ridde chiamate cerchi delle fate, che costituiscono un grave pericolo per l’uomo che si trovi a passare di lì.  Il fascino selvaggio della musica elfica può trascinarlo inesorabilmente verso il cerchio che, come i baci, il cibo e le bevande delle fate, può ridurlo in schiavitù eterna nel loro mondo. Se un essere umano entra nel cerchio è obbligato a unirsi ai saltelli forsennati di queste creature. Può sembrare che la danza duri solo qualche minuto, o un’ora o due, o al massimo una notte intera, ma in realtà la durata normale, rapportata al nostra tempo, è di sette anni o più. Lo sventurato prigioniero può essere salvato da un amico che, tenuto da altri per la giacca, segua la musica,  allunghi le mani dentro al cerchio ( tenendo un piede saldamente fuori) e afferri così il danzatore. 

IL FUNGO DEI CERCHI DELLE FATE (Marasmius oreades) segna i confini dei luoghi in cui le fate prediligono ballare. La scienza moderna ha dimostrato che spesso questi cerchi sono antichissimi: alcuni hanno più di 600 anni!

l’accorta gente di campagna ha trovato vari sistemi per scoraggiare le premure delle fate più moleste.
chi cammina da solo di notte è particolarmente vulnerabile, ma sono stati sperimentati diversi metodi di auto protezione per i vari tipi di rischi. i sistemi e gli oggetti efficaci sono i seguenti:


A rivoltare i vestiti (un guanto rivoltato disperde i festaioli se viene buttato all’interno del cerchio delle fate)
campane 
ferro – per esempio un coltello sulla soglia di una porta, un chiodo in tasca, un paio di forbici aperte appese sopra al lettino di un neonato.
acqua corrente
pane
sale
sorbo selvatico e filo rosso
la terra di un vecchio cimitero
ghirlande di margherite
pietre forate
ferri di cavallo (ferro e simbolo della luna combinati assieme)
lino sul pavimento
scarpe disposte con la punta in direzione opposta al letto
una calza sotto il letto
un coltello sotto il cuscino
un rametto di erica
un pentagramma disegnato sulla porta
bruciare i biancospini  sulla cima i delle colline per liberare i bambini prigionieri.
erba di San Giovanni (
Ipericum perforatum).

Ecco un tipico cocktail antielfo della tradizione
medica anglosassone: sciogliere nel vino un po’ di
mirra e un’uguale quantità d’incenso bianco;
grattare un’agata e aggiungere la polvere al vino;
bere l’intruglio dopo una notte di digiuno, o tre
mattine, o nove, o dodici.

Nei tempi passati durante i riti della fertilità di
calendimaggio si usava la margherita, simbolo
del sole, per proteggere i partecipanti dal popolo
delle fate, particolarmente attivo in questo
momento cruciale dell’anno. Tra gli altri sistemi
di protezione ricordiamo le campanelle che gli
uomini si legano alle gambe quando ballano la
moresca. Queste campanelle per fortuna, sono
ancora usate ai nostri giorni .

Testo tratto da “FATE” di Brian Froud – Alan Lee – David Larkin, Milano Rizzoli 1978 
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