Primiera

Il perfetto equilibrio tra la tenebra e la luce è segnato dall’equinozio di primavera, e la parola stessa derivante dal latino “æquus nox”, sta a significare che il lasso di tempo che intercorre tra il periodo notturno e quello diurno è il medesimo, anche se in questo bellissimo periodo dell’anno le ore di luce stanno soppiantando gradualmente quelle di buio e la Ruota dell’anno si accomoda inesorabilmente verso la bella stagione delle lunghe giornate estive. Per questo motivo la festa di Primiera è accomunata nel paganesimo al pensiero della rinascita e della fertilità.

Nelle tradizioni druidiche la primavera astronomica è festeggiata nelle ricorrenze di Imbolc, Ostara e Beltane che rispettivamente ne scandiscono il tempo: Imbolc come rappresentazione dei primi movimenti naturali di rinascita, Ostara come dimostrazione effettivamente percepibile e Beltane come massima esplosione, in cui tutta la Natura esterna la propria vitalità. Sia a Roma che in altri paesi del Mediterraneo l’inizio dell’anno era segnato dall’avvento dell’Equinozio di primavera e nel culto di Mithra addirittura si fa riferimento ad esso come data solenne dell’inizio di tutti i tempi.

In questo periodo dell’anno pagano a Roma si celebravano le feste “Tristia” e le “Hilaria” in onore di Attis, figlio di Cibele, mentre in Grecia si svolgevano le “Adonie”, in onore del bellissimo Adone, l’amato di Afrodite. Parallelamente, a Babilonia gli stessi Dei prendevano i nomi di Tammuz e la sua sposa Ishtar, mentre nei Misteri Eleusini in questo periodo si festeggiava Persefone risalita dal regno di morti al mondo reale.

Possiamo notare in tutte le celebrazioni pagane legate a questo periodo il legame naturale tra il ciclo vitale solare e il suo aggancio al risveglio della vita terrestre, con un non poco marcato simbolismo cosmico quale la relazione tra la divinità maschile, solare e positiva e la corrispondente femminile e negativa legata indiscutibilmente alla Terra o alla Luna. Anche in questo caso come per le feste precedenti, il fuoco e la luce la fanno da padroni nella simbologia celebrativa, tanto che è rimasta intatta per secoli la tradizione di accendere sui campi delle colline più alte i grandi fuochi di Ostara.

L’etimologia della parola Ostara ci riconduce ad Eostrela stella dell’Est o Venere, dea della fertilità collegabile nell’aspetto divino all’Isthar babilonese e all’Afrodite greca. L’animale totem di Primiera è la lepre, anch’essa simbolo di fertilità, tanto da divenire considerato in alcuni casi uno dei tanti “famigli” delle streghe e essere associato a diverse divinità lunari come Freya, Iside, Afrodite e la stessa Eostre. L’abitudine di consumare uova di cioccolato o uova naturali decorate per la ricorrenza deriva da un’usanza pre-cristiana, essendo l’uovo stesso un emblema vitale di rigenerazione e di creazione, tanto da far supporre l’idea della nascita dell’universo attraverso la schiusa del guscio di un uovo, quale portatore del precursore germe di vita, nell’immaginario di tantissime civiltà. Un uovo divino quindi, generato da una Grande Dea e schiuso agli occhi del nulla più assoluto dal Dio maschile, esordio essenziale per la nascita di tutte le cose.

Ma se l’uovo è l’emblema della festa di Primiera, la sua erba sacra è il trifoglio, rappresentato sovente come il Triskele ed accomunato dagli irlandesi alla ruota solare, al Cerchio magico ed agli Elementi. Primiera è il risveglio di tutta la natura dal lungo letargo invernale, lasso di tempo in cui il seme germogliato a Candelora comincia appieno la sua manifestazione di forza prorompente.

Un aspetto che a noi piace prendere in considerazione è quello di simboleggiare nei semi e nelle piantine che andremo ad interrare tutti i propositi che ci siamo prefissi, cosicché piantandole sarà come allacciare i nostri desideri alla Terra e in un certo qual modo farli arrivare tra le amorevoli braccia degli Dei.

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