Musica fatata…

La voce dolce di Tinuviel inonda la radura elfica.
Soprannominata “Usignolo” la fata attraversa boschi e lande diffondendo il suo canto. Vi è mai capitato di essere trasportati in un altro mondo ascoltando musica? … Forse una spiegazione c’è!!

Le fate amano la musica e adorano danzare. La tradizione vuole che quella delle fate sia la musica più dolce immaginabile, la “più bella che abbia mai sentito”. I grandi musicisti, in particolare i violinisti e i flautisti, vengono ispirati dalla musica magica che ascoltano per caso, magari assistendo a un matrimonio delle fate, oppure incontrando una fata che accarezza le corde di un violino incantato. La musica delle fate è così meravigliosa che il musicista che si ispira a essa non resterà mai senza lavoro e non sarà mai povero.


In tutta l’Europa, si narrano leggende su musiche imparate dalle fate (e, più raramente, da sirene e troll). Come discendenti dei Tuatha De Danann, il popolo della dea Danu, le fate sono magicamente ispirate e molto dotate per la musica e le arti. In genere, la musica fatata, che si può sentire in una notte rischiarata dalla luna o attraversata dalla brezza del mare, è dolce e di una bellezza misteriosa.
La persona che si trova ad ascoltarla furtivamente prova l’impulso di unirsi ai festeggiamenti delle fate e di danzare insieme a loro finché non viene salvato, solitamente un anno, e un giorno più tardi. 

I grandi musicisti, in particolare i flautisti e i violinisti e, più raramente gli arpisti e i pifferai, imparano la loro arte dalle fate. Può capitare che i musicisti si imbattano in feste magiche, che sentano la musica fatata e la ricordino. Altre volte, invece, le melodie delle fate vengono donate al musicista attraverso l’incanto e l’ispirazione. Anche un violino può essere reso magico da una fata, e così le sue corde conosceranno ogni danza e ogni canzone mai scritta. Su questo argomento c’ è una grande abbondanza di storie, spesso raccontate dai musicisti stessi.
 

Un famoso violinista del Donegal, Neilly Boyle (1891-1960), racconta di una notte trascorsa a un matrimonio di fate: 
Be’, ho passato una notte con le fate, e ho sentito due dei più grandi violinisti che abbia mai udito. C’era un matrimonio, quella notte… Naturalmente, mi presentarono i musicisti e io imparai molto da loro non avevo mai sentito suonare il violino così in questo mondo. Suonavano con una straordinaria maestria: dissero che era la musica incantata d’Irlanda, sepolta molto tempo fa, sepolta fin dai giorni dei bardi e degli antichi pifferai. Ma, grazie a Dio… mi offrono gran parte della loro conoscenza, e… da allora mi sono esercitato sul loro stile. E’ questo un loro segreto. 

Anche se molte melodie imparate dalle fate sono gaie e leggere, si dice che una famosa, lenta aria irlandese, intitolata Port na bPùcaì  (La Canzone delle Fate) proveniente dalle Isole Blasket nella contea di Kerry, sia stata sentita per caso da un violinista.
Egli racconta: “Dicono che le fate non sono immortali, che anche loro conoscono la morte, e la musica che quella notte ha avvolto la casa sull’isola era un lamento per una fata che era morta ed era stata portata sull’isola per essere sepolta”.

Rievocate in tono nostalgico in una poesia di Seamus Heaney, The Given Note, si crede che questa melodia sia stata presa dall’aria in una strana notte sulle Blasket Islands. La musica scuote la capanna di roccia secca, e nasce greve dall’archetto.
Le fate sono creature soprannaturali dalle doti straordinarie. Eccellono nelle arti, in particolare nella poesia, nel canto e nella musica, e sono note per fare omaggio agli umani di ispirazione e speciali talenti.
Una fata particolare, conosciuta come la Leanàn-Sì (che si pronuncia “Lan-oun-Scii”), è famosa per la benevolenza verso i poeti. Si crede che coloro che vengono ispirati dai suoi doni vivano vite brevi ma brillanti.

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