Testimonianze incontri

Anche nell’era moderna, in cui scienza e tecnologia hanno visibilmente 
preso il sopravvento su superstizione e irrazionalità,  le persone continuano a vedere il Piccolo Popolo, e il Piccolo Popolo continua a danzare.
Se una fata o un elfo hai veduto, ridesta i ricordi di quel tempo andato, prendi carta e penna, libera le emozioni e scrivi.
In questa pagina ritroverete i sussulti del vostro giovane cuore scrivi a elfland per inviare al bardo elfo il vostro canto…!

ll seguente messaggio risale ai primi anni del nostro secolo e ci giunge da una medium, la signora Leonard. 

Sì, esse esistono. Sono spiriti di natura e vi sono numerose classi di fate. È necessario essere chiaroveggenti per vederle. Appartengono a un’altra vibrazione. Non hanno la nostra stessa anima. Ma hanno gli spiriti. Tutte le forme di vita vengono riutilizzate. Gli spiriti di natura non muoiono come noi. Alcuni scaturiscono dalla terra o dal fuoco. Sono tutti attività e movimento.

Così scriveva, prima del 1945, il rabdomante l. Foot White:
Anni fa venni invitato a trascorrere la serata presso alcuni amici sulle meravigliose pendici di Oxford Hill, nella contea di Dorset. In questi luoghi l’assenza di alberi e cespugli rende possibile al viandante la vista di un ampio panorama. Passeggiavo con il mio amico quando, con mia grande sorpresa, al chiaro di luna, scorsi un gran numero di creature che dall’aspetto sembravano fanciulli in tenera età. Erano circa una ventina.
Indossavano tutti corte camiciole gaiamente colorate e avevano le gambe nude. Si tenevano per mano e saltellavano, danzando in un cerchio perfetto. Ci fermammo a guardarli, ma all’improvviso sparirono alla nostra vista. Il mio amico mi disse che si trattava di fate, aggiungendo che solevano spesso venire in quel luogo a giocare. Forse la nostra presenza le aveva disturbate.

l. Foot White , Oxford Hill – contea Dorset (1901) Inghilterra

Mi è capitato spesso. Ma non credevo e dimenticavo quello che vedevo. Questo è il trucco più usato da elfi e fate.
Era appena finito un temporale. Dagli alberi alti e secolari del Parco di Monza penetravano lame di sole. Non c’era nessuno in quel luogo.
Erano le sette di sera di un giorno d’estate. Sto facendo footing costeggio una radura sul viale di sassi una grossa pozzanghera vengo attratto da una luce che sfiora il terreno a prima vista sembrava il sole appena apparso dalle nubi.
Passandoci di fianco correndo, con la coda dell’occhio vidi un essere alto trenta centimetri. Possedeva una figura antropomorfa ma con braccia viso e gambe molto più lunghe delle nostre. Al posto dei capelli aveva luce o fuoco.
Dopo qualche istante si trasformò in una goccia d’acqua su una foglia di rovo, ma brillava di sole.

elfo Myrddn , Parco di Monza Milano (2002) Italia

A un tratto percepii un movimento in fondo al prato …poi vidi alcune minuscole figure vestite di marrone che spiavano attraverso la siepe […] Trascorsi pochi secondi ne vidi un’altra dozzina, o anche più, alte non più di sessanta centimetri, abbigliate con colori vivaci e dal volto radioso, che correvano sul prato e intrecciavano passi di danza […] Questa scena si protrasse per quattro o cinque minuti. A spaventarle sopraggiunse una cameriera che si avvicinava per servire il tè.
Mr. Lonsdale, Branksome Park, a Bournemouth – contea Dorset (1910) Inghilterra

Inciampai in un blocco di quarzo sul ciglio di un prato. Lo tenni in mano per circa   mezzo minuto e poi feci un paio di passi. A un tratto vidi qualcosa muoversi a pochi metri da me. Quella “cosa” saltellava come una rana, e di una rana aveva  anche la forma, ma la sua statura raggiungeva circa novanta centimetri. Era marrone e la sua figura mi apparve piuttosto indistinta. Non è facile descriverla, ma l’effetto finale non era molto dissimile da una figura su uno schermo televisivo durante un’interferenza. Mi parve di avere visto un “elementare” ed ebbi tale percezione al limite dello stato di coscienza.
Dott. Paul Screeton, a Carlisle – (1925) Inghilterra

E.J .A. Reynolds a causa della guerra dovette sfollare da Londra a Horsham, nel Sussex, e qualche anno dopo, nel
1948, all’età di dieci anni, vi trascorreva le vacanze estive.
Descrisse ciò che vide una sera al chiaro di luna, mentre sistemava delle trappole per conigli:

Decisi di restarmene seduto immobile a guardare; giovane com’ero, pensavo che i conigli sarebbero usciti e li avrei visti cadere in trappola. Mentre sedevo in attesa, mi resi conto all’improvviso che da un rovo di more era uscito un ornino minuscolo e peloso. Non superava certamente i quarantacinque centimetri di statura ed era tutto coperto di peli. Il volto era visibile, ma aveva un aspetto coriaceo. Per contro, mani e braccia parevano più lunghe di quelle di un essere umano. Non feci caso ai piedi, ma era decisamente tangibile. Non mi notò, o se lo fece non lo diede a vedere. Si voltò e scomparve nel rovo. Quando raccontai il fatto ai due che erano con me, scoppiarono a ridere.
E.J .A. Reynolds , a Horsham, Sussex – (1948) Inghilterra

Un contadino della zona delle Mournes descrisse come segue un suo avvistamento, avvenuto nel 1951 :
Ho visto personalmente un elfo. Era un sabato sera ed eravamo andati vicino al canale, a cogliere le bacche del biancospino. Passatempi da ragazzi. 
Io ero il più piccolo del gruppo, un bimbetto. Poco dopo il tramonto i più grandi si erano arrampicati sull’albero: con le mani spezzavano i rami e me li gettavano. Quella creatura  comparve all’improvviso ai piedi dell’albero e gridò: «Venite giù! Venite giù!». E io subito a mia volta gridai: «Santo Cielo, è una elfo!».  I miei compagni scesero dall’albero senza la minima esitazione, ma non videro nessuno. L’elfo era sparito. Volevano a tutti i costi convincermi che mi ero sbagliato, ma io lo avevo visto quel essere. Dio solo sa che dico il vero, me lo vedo ancora davanti agli occhi!
Mournes – (1951) Inghilterra

Girovagando vicino a Loch Rannoch, fui attratto da una:
melodia armoniosa proveniente da un folto di rododendri e, avvicinandomi con cautela, mi trovai a essere testimone di un’incantevole danza. Ero cosi affascinato che trascurai di contare le fate, chiedendomi piuttosto a quale distanza dovessi fermarmi. Ero a circa dieci passi, quando una di loro mi scorse, cosicché mise in allarme le compagne e le fece nascondere tra i cespugli. Non dimenticherò mai il suo sguardo nel momento in cui scomparve, i movimenti leggiadri e il suo inchino di congedo, di una grazia infinita.

Loch Rannoch – (1978) Inghilterra

Colui che è mosso da energie psicocinetiche di creature minuscole che abitano nelle cavità del suolo si riduce alle loro stesse dimensioni e cioè alle dimensioni del feto. Le danze, i banchetti, la gioia alla quale partecipa rappresentano la vita del bambino non ancora nato al quale tutto viene fornito magnificamente senza alcuno sforzo da parte sua. Nel ventre materno il tempo non esiste. È un concetto post-natale. Il non nato percepisce al limite la propria crescita come una forma di tempo biologico. Perciò il soprannaturale trascorrere del tempo nella terra delle fate è una caratteristica fetale.

Tutte le immagini sono proprietà di Moon Hollow by Moon (C) 2000
I testi sono tratti dal volume: FATE CRONACA DEGLI INCONTRI REALI CON IL PICCOLO POPOLO – Janet Bord Arnoldo Mondadori Editore Milano 1999

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