Imbolc

In questo periodo siamo attenti al cambiamento che si manifesta intorno a noi, poiché la luce rinata a Saturnalia (21 dicembre solstizio) comincia a  crescere e le giornate pian piano si apprestano ad allungarsi. Ci troviamo nel periodo di Candelora o Imbolc (pronuncia Immol’c) dove il significato etimologico del termine ci invita al concetto spirituale di questa importante ricorrenza. Imbolc infatti sembra avere origine da Imb-folc, cioè “grande pioggia” e ancora oggi in molti paesi di origine celtica questa celebrazione porta il nome di “festa della pioggia”.

Presso i popoli celtici Imbolc era conosciuta anche come Imbolg, il cui significato è “nel grembo”, in rapporto al risveglio di tutta la Natura tra i fianchi della Grande Madre Terra. Candelora fa parte delle quattro grandi feste del Fuoco Sacro, poiché anche in essa, come per Calenda, Calendimaggio e Il Raccolto, l’accensione della Sacra Fiamma del Falò d’altare, costituisce l’elemento fondamentale di tutta la festività elfica, sebbene il suo significato si limiti al concetto di luminare o di fonte di luce.

Gli esseri fatati si radunano per celebrare la Dea della Luce o Brigit (o Brigantia), divinità del triplice fuoco, dell’arte, della fucina, delle tradizioni conservate e della guarigione. In onore della Dea, ancora oggi è in uso tra i contadini appendere dei nastri colorati ai rami degli alberi di loro proprietà, al fine di esorcizzare la malasorte e di segnarli come simulacri delle malattie dalle quali intendono essere guariti.

La Candelora venne cristianizzata come festa di Santa Brigida, in onore della quale in numerosi conventi le suore avevano il compito di sorvegliare quotidianamente il Fuoco Sacro a lei immolato, usanza che immancabilmente ricorda le abitudini pagane delle Vestali che accudivano al Fuoco di Vesta a Roma. In Inghilterra, in particolare nell’isola di Man, si celebrava in maniera similare. In più le streghe preparavano con i rami dei noccioli le “croci di Brigit”, croci a braccia uguali racchiuse in un cerchio che stava ad indicare il Dio Sole, tradizione probabilmente derivante da un’usanza pre-cristiana, connessa alla preparazione della semina. Nel giorno della ricorrenza si bruciavano le croci fabbricate l’anno precedente e conservate per la festa. In Italia invece nei primi due giorni di febbraio si celebrava la dea Februa (in latino “februare” significa purificare, per cui febbraio e Candelora sono il periodo di purificazione mentale e corporea) percorrendo i viottoli dei paesi con torce e fiaccole accese in segno di purificazione, mentre i Luperci, o sacerdoti di Fauno, celebravano i Lupercali allo stesso modo abbigliati esclusivamente di pelli caprine.
 
Sebbene l’inverno stia continuando il proprio corso, possiamo già da ora notare intorno a noi il timido affacciarsi della primavera con l’apparire dei primi bucaneve, fiori sacri e simbolici della Candelora.

In questa ricorrenza è uso comune tra il Piccolo Popolo benedire di nuova luce la propria abitazione, girando per le stanze di casa in senso orario (senso magico apportatore di energia) con in mano la candela bianca accesa, visualizzando la potenza della luce permeare nei muri, nelle suppellettili ed in tutti gli oggetti che “vivono” della nostra esistenza.

Gli elfi si recano in un bosco o in un prato e raccogliere un dono per la propria casa come una penna d’uccello, una pietra, un sacchetto d’erbe, mentre le fate hanno il compito di spazzare fuori dall’uscio le energie morte dell’anno trascorso con la propria scopa celebrativa.

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