Il Piccolo Popolo

A moltissime persone la  parola   «fata» fa  venire in mente immediatamente un minuscolo spiritello alato. Questa  vezzosa  iconografia, come vedremo, è del tutto fuorviante.

Cercheremo dunque di abbattere la barriera che essa ha eretto nell’immaginario popolare. Un modo per comprendere meglio il problema  consiste nel considerare l’ etimologia  della  parola  inglese faerie e dei suoi equivalenti scozzesi-irlandesi sith e sidhe. Gli studiosi, a quanto sembra, concordano nel ritenere che faerie derivi primariamente da tre parole antiche. La prima di queste è fatum ovvero fato, con riferimento alle dee (le fatae) che governavano o controllavano gli eventi umani secondo luogo, si ha un forte legame con la parola fatare, che significa «incantare». In terzo luogo, ed è forse l’aspetto più importante, c’è un nesso con le fauae una specie di ninfe note nella mitologia latina come «una razza di fanciulle immortali». Le fatuae frequentavano luoghi inaccessibili agli esseri umani come remote cascate, laghi, boschi, fonti.

All’epoca dei grandi poeti medievali, Chaucer, Gower e Langland, il termine faerie aveva acquisito un più ampio significato. Il poeta  scozzese Dunbar consiglia i suoi lettori di «essere sempre sul chi vive e di passare alla larga da questa ingannevole fatagione»
(cioè, lo spettacolo vano ed effimero del mondo).

Per quanto riguarda le parole gaeliche sith e sidhe, ci imbattiamo in una serie di significati affini. Sithide sith è il genitivo di sithde, che significa «un essere fatato femminile» (la forma maschile è siochar). Altri significati di sith o sidhe sono: una collina o tumulo; divino, non terreno, sovrannaturale; e pace (il popolo della pace sono gli esseri fatati, le feerie). Alla luce di quanto si è detto, riesce più facile comprendere come il termine faerie abbia finito per designare una razza di esseri femminili invisibili e immortali, vale adire spirituali, sovrannaturali (cioè le fate).

Le creature fatate vengono associate in particolare con il crepuscolo, momento della giornata in cuì più spesso compaiono parlano un misterioso «linguaggio crepuscolare» non razionale, che può essere compreso soltanto tramite un’ altra modalità di conoscenza. Le fate sono «creature intermedie» che compaiono e scompaiono nella misteriosa radiazione di un altro mondo. Le fate non insegnano nel modo lineare, sequenziale, proprio dell’emisfero cerebrale sinistro: trasmettono la loro sapienza direttamente mediante azione simbolica ed esperienza esistenziale.

La “visione stellare” propria del loro mondo…vede l’universo come una danza di energie vorticanti… non presuppone la durata, un futuro o un passato, una causa o un effetto, bensì un tutto a temporale, strutturale.
Le fate rappresentano il flusso sottile dell’ energia nei fenomeni naturali.
Quando tale flusso energetico viene volutamente o accidentalmente alterato, anche il Piccolo Popolo ne è disturbato e può diventare addirittura ostile. Allo stesso modo, quando una sorgente viene otturata, un torrente deviato, un bosco abbattuto, gli esseri fatati che presiedono quei siti possono irritarsi e offendersi. È un tema dominante in molti racconti europei di fate.

Possiamo dunque inferire che le fate sono esseri di energia di un tipo particolare, «fanciulle spirituali delle foreste e degli elementi». Ciò tuttavia non equivale a negare l’esistenza delle creature fatate maschili. A questo punto sarà opportuno liquidare alcuni miti relativi alla natura delle fate, in primo luogo quello secondo cui si tratterebbe sempre ed essenzialmente di esseri di dimensioni minuscole.

Certe schiere dell’ esercito feerico effettivamente appaiono a medium e sensitivi come piccoli esseri, ma possono anche cambiare dimensioni a piacimento. Altre schiere, come vedremo, hanno dimensioni umane o molto maggiori. È questa una considerazione importante, poiché certi etnologi hanno tentato di spiegare le credenze nelle fate come derivate dalla memoria razziale di una popolazione di bassa statura, simile ai lapponi, che può darsi fossero i pitti.

Il secondo mito vuole che le fate siano quel che resta di dee e dei celtici, distrutti dall’ avvento del cristianesimo. Anche questo è un punto di fondamentale importanza. Più avanti in sito tratteremo delle forme della credenza celtica nelle fate, ma non va dimenticato che la Via feerica è immensamente più antica dei Celti.

Per convincersene, basta dare un’ occhiata ai fondamenti della Via feerica qual è stata tramandata dalla tradizione celtica. In essa, la razza delle fate è chiamata Tuatha de Danaan, il popolo o le tribù della dea Dana. Cercarli nelle pagine della storia sarebbe un’impresa vana.

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