Felce magica

In Germania la felce maschio è detta anche Walpurgiskraut perché si racconta che nella notte di Valpurga le streghe si servono di questa pianta per rendersi invisibili.

Una volta in Russia i contadini si recavano nella foresta, poco prima che scoccasse la mezzanotte della festa di San Giovanni Battista, portando una salvietta bianca, una Croce, il Vangelo, un bicchiere d’acqua e un orologio.

Trovata una felce, tracciavano con la croce un gran cerchio intorno alla pianta; stendevano la salvietta sulla quale ponevano la Croce, il Vangelo e il bicchier d’acqua, e controllavano l’orologio.

A mezzanotte in punto sulla felce poteva miracolosamente apparire un fiore che risplendeva come oro.

Chi aveva avuto la fortuna di vedere quella fioritura improvvisa avrebbe nello stesso tempo assistito a tanti altri spettacoli meravigliosi: gli sarebbero apparsi tre soli e
una luce avrebbe illuminato a giorno la foresta, anche le sue parti più nascoste.

Avrebbe udito, infine, un coro di risate e una voce femminile che lo chiamava. Non doveva spaventarsi: se fosse riuscito a conservare la calma, avrebbe conosciuto ciò che stava succedendo e sarebbe successo nel mondo.

In Boemia dicevano che chi si fosse procurato il fiore d’oro avrebbe ottenuto la chiave per scoprire i tesori nascosti, e che se donne vergini avessero steso un panno rosso sotto di esso vi sarebbe caduto dentro dell’oro rosso.

In Russia si sosteneva che bastava gettarlo in aria perché ricadesse come una stella nel punto preciso dove si trovava un tesoro.

Ma anche il seme della felce, che si vuole risplenda come oro nella notte di San Giovanni non diversamente dal magico fiore, farebbe scoprire i tesori nascosti nella terra in virtù della magia omeopatica, secondo la quale vi sarebbe affinità fra un seme, o un ramo dorato, e l’oro.

Una volta in Bretagna i cercatori di tesori raccoglievano nella magica notte i semi della felce e li conservavano fino alla domenica delle Palme dell’anno successivo; poi li spargevano sul terreno nel punto in cui sospettavano che vi fosse un tesoro.

I contadini tirolesi credevano che alla vigilia di San Giovanni il seme potesse aiutare a scoprire grazie alla sua luce l’oro nascosto.

In Tìrolo e in Boemia si diceva che mettendo semi di felce fra il denaro, questo, per quanto se ne spendesse, non sarebbe mai diminuito.

Talvolta si credeva (per esempio in Stiria) che il fiore di felce si schiudesse nella notte di Natale e che chi lo avesse colto sarebbe diventato ricco.

Il fatto che i due grandi momenti per raccogliere il seme o il fiore fossero le notti collegate ai solstizi lascia supporre che essi fossero considerati emanazioni vegetali del sole in occasione delle due grandi svolte del suo corso.

Lo confermerebbe una leggenda tedesca secondo la quale un cacciatore sparò al sole nel giorno di San Giovanni a mezzogiorno: caddero tre gocce di sangue che, raccolte
in un panno bianco, diventarono semi di felce.

«Qui il sangue» osserva il Frazer «è chiaramente il sangue del sole, da cui il seme di felce direttamente deriva. Così possiamo considerare come probabile che il seme della felce sia d’oro perché creduto un’emanazione dell’aureo fuoco del sole».

Testo tratto dal libro di Alfredo Cattabiani “Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante
Edizioni Oscar Mondadori.

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