Fate e Silfidi > aria


Per arrivare a Douglas, capitale dell’Isola di Man, è necessario attraversare un ponte che rimane sospeso sopra un burrone ricoperto di cespugli. Tutti sanno che lì vi abitano le Fate alle quali è consuetudine tributare gesti di saluto e piccoli graziosi omaggi.

Si racconta a tale proposito la buffa storiella di un tale che rifiutandosi di prestare attenzione alle eteree dame della rupe, rimase fermo con la propria automobile dozzine di volte proprio su quel ponte, finché cortesia e buon senso riuscirono a prevalere sull’ ostinazione. Esistono perfino testimonianze fotografiche sull’ esistenza di queste leggiadre creature in libri di scrittori della statura di Sir Arthur Conan Doyle, dove si mette in luce un aspetto trasparente ma nell’insieme tale da suggerire la concretezza della fisicità.

I loro abiti spesso stretti alla vita luccicano di chiarore madreperlaceo, la loro figura è particolarmente seducente mentre l’altezza può superare il metro. Quando si trovano in uno stato di particolare felicità l’aura scintilla di colori delicati e assieme radiosi tali da fonde con il lucore della veste.

Conoscere le Fate è cosa meravigliosa e le streghe esperte in questa arte possono, se pregate nel giusto modo, accompagnare la persona sinceramente interessata all’incontro nei posti più adatti. Si può trattare di boschi, di radure, di laghi. In ogni caso sono luoghi fuori della portata della vita troppo convulsa e disordinata degli uomini, assolutamente lontana da qualsiasi legge naturale.

Le Fate vivono perennemente nella gioia che spesso si tramuta in straripante felicità: stato incantato nel quale ogni visitatore può cadere come in rapimento. Si racconta di molti intrepidi che avvicinatisi troppo a queste radiose bellezze sono stati catturati per sempre da quel mondo senza poter mai più fare ritorno a casa. Chiamare questa condizione fortuna o sfortuna è cosa ardua e difficile, ma ormai dovrebbe essere sufficientemente chiaro a tutti che ogni conoscenza esige il suo indefettibile pegno.

L’espressione delle Silfidi o Silfi è fiera nella sua bellezza ultraterrena come quella delle Walkirie. Sono i “Deva” dell’aria: impalpabili, leggeri, mutevoli di forma evanescente, pronti a rincorrersi nel vento emettendo striduli fischi. Sembrano dotate di ali, le silfi, e lampeggiano di colori indefinibili mentre solcano il cielo riempiendolo della loro fuggevole eppure intensissima vita. Si dice, ma forse è solo una cattiveria, che molti rovesci di fortuna e situazioni instabili vadano imputati a questi volubili esseri, agli effetti molto più difficili da controllare dei loro fratelli.

Essendo connaturati all’aria, vengono messi in analogia con l’oriente e dunque con tutte le cerimonie stagionali d’inizio e di rinascita. La primavera è il momento ideale per parlare con le sinuose Silfidi lasciandosi accarezzare il volto dalle folate di vento che quando sono sferzanti vogliono ammonirci o metterci in preavviso riguardo un possibile pericolo. La visione di questi aerei spiriti pare sia decisamente spettacolare durante lo scoppio dei temporali. In queste condizioni la loro forma si intensifica raggiungendo la saturazione del bianco nella sua purezza massima, mentre il convulso movimento all’interno delle nubi sembra incrementare l’elettromagnetismo dell’ aria circostante, già saettante di fulmini.

Amano slanciarsi verso altezze vertiginose emettendo grida acutissime e sfidano gli incauti e poco accorti dilettanti del cielo a seguirli. Diversi incidenti aerei possono ascriversi al fascino perverso delle Silfi, sempre pronte a coinvolgere nel loro gioco pericoloso, fino alle conseguenze estreme. Lo studioso che cerca un contatto di natura magica con queste forme si prepari a non cedere alla vertigine insopportabile di altezze impossibili. Non si lasci mai sedurre da nessun errore di sopravvalutazione e ricordi il pericolo sempre costante di chi presume di salire troppo in alto, smarrendo il senso logico delle cose.

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